A differenza delle pietre o dei metalli preziosi che devono essere estratti dalla terra e poi lavorati per farne emergere la bellezza, le perle possiedono all’origine una naturale iridescenza brillante, una lucentezza ed una morbida luminosità intrinseca che nessun’altra gemma possiede. Una perla naturale comincia a formarsi quando un corpo estraneo (quasi sempre un parassita) penetra accidentalmente nel mantello di un’ostrica.
Per proteggersi ed alleviare l’irritazione, l’ostrica secerne una sostanza cristallina liscia e dura, definita sostanza madreperlacea, con cui incomincia ad avvolgere l’oggetto estraneo. In pochi anni, stato su strato, l’oggetto estraneo viene completamente ricoperto dal lucente rivestimento cristallino, generando la gemma bella e splendente che chiamiamo perla. La sostanza madreperlacea è composta da microscopici cristalli disposti simmetricamente, in modo tale che la luce, passando attraverso l’asse di un cristallo, viene riflessa e rifratta da quello accanto e così via, fino a creare un arcobaleno di luce e colori.
Fin dal XII Secolo, in Cina, si era intuito come far crescere artificialmente perle all'interno delle ostriche, inserendo nelle conchiglie piccole raffigurazioni di idoli in metallo che risultavano in seguito ricoperti di madreperla; tuttavia, solo alla fine dell'ottocento e ad opera di un semplice venditore ambulante di molluschi e gamberi, il giapponese Kokichi Mikimoto, si riuscì a stimolare artificialmente la produzione della perla in un mollusco. Mikimoto ottenne nel 1893 le prime perle coltivate, non perfettamente sferiche perché cresciute sulla parete interna delle conchiglie. Solo alcuni anni più tardi il geniale Kokichi pervenne al segreto della coltura di perle sferiche come quelle naturali: insieme al corpo estraneo, inserì un frammento di tessuto epiteliale, ovvero una porzione del mantello che ricopre la parte molle del mollusco. Da allora il Giappone produce la maggior parte delle perle coltivate e, soprattutto, possiede gran parte delle complesse tecniche necessarie alla coltivazione.
Inizialmente la coltivazione delle perle faceva affidamento totale sulle ostriche selvatiche. Ora è più selettiva. Gli scienziati giapponesi hanno da tempo isolato tipi di ostriche in grado di produrre perle di qualità superiore. Queste ostriche selezionate creano perle dalla lucentezza e dall’iridescenza eccezionali. Tecnici espertissimi aprono con grandi precauzioni le ostriche vive e quindi introducono chirurgicamente in ognuna
di esse un piccolo nucleo di conchiglia levigato ed un frammento di tessuto epiteliale intorno al nucleo stesso.
L'intervento consiste nell'inserire nel molle tessuto del mollusco, in un canale ricavato con un bisturi, una porzione del mantello di molluschi della stessa specie che vengono sacrificati per preparare il materiale d'innesto; allo stesso tempo viene inserito anche un nucleo sferico di madreperla, ottenuto dalle valve di un mollusco di acqua dolce del fiume Mississipi negli Stati Uniti. L’ostrica secerne gli strati successivi di madreperla, la sostanza di cui è composta la perla. Successivamente le ostriche vengono nuovamente deposte in mare, dove, in baie riparate ed in acque ricche di sostanze nutritive, si alimentano e crescono, .depositando intorno a quei nuclei gli strati lucenti di sostanza madreperlacea. D’inverno, le ostriche vengono trasferite a sud, in acque più calde.
A differenza delle perle d’imitazione, non esistono due perle coltivate assolutamente identiche. Ognuna ha le proprie caratteristiche per dimensioni,forma, lucentezza e colore. L’arte di assortire perle così simili da sembrare uguali, per realizzare una collana, un paio di orecchini o un altro gioiello, richiede una grande maestria. Per questo le perle vengono selezionate da personale esperto con molti anni di pratica ed
occhi addestrati a cogliere le minime differenze.
Le forme possibili sono pressoché infinite e quindi la forma è uno dei parametri fondamentali della selezione delle perle e per la definizione del loro prezzo. Essendo quindi le perle coltivate diverse l’una dall’altra, per realizzare una sola collana, con perle così simili da sembrare uguali, devono essere selezionati circa 10.000 esemplari.
Sia le perle coltivate che quelle naturali sono create dalle ostriche e vengono quindi considerate gemme di valore, doni della natura. L’unica differenza tra loro è che le perle naturali nascono per caso, mentre quelle coltivate hanno bisogno dell’intervento dell’uomo. Anche se un gioielliere esperto è solitamente in grado di distinguere l’origine di una perla osservandone il foro, l’unico sistema sicuro per sapere se una perla è naturale o coltivata è la radiografia. Le imitazioni di perle, invece, sono fabbricate artificialmente e non hanno il pregio delle perle naturali o coltivate.
Anche le migliori imitazioni di perle vengono realizzate con sferette di materiale vetroso, plastica o raramente madreperla, rivestite con una lacca, generalmente composta da vernice trasparente e squame di pesce polverizzate, per simulare l’iridescenza
l’iridescenza ed il colore delle perle. Moltissimi esperti sono in grado di distinguere un’imitazione di perla da una vera semplicemente osservandola, ma per il consumatore medio esistono alcuni "trucchi" per individuare facilmente la differenza. Un sistema efficace consiste nella "prova dei denti", che mediante una leggera pressione intaccano le imitazioni di perle. In ogni caso queste ultime, strofinate lentamente contro i denti anteriori, daranno una sensazione di levigatezza, mentre le perle coltivate o naturali sembreranno un po’ granulose, per via della struttura cristallina della madreperla. Il metodo comunque più efficace è quello di "grattare" le perle con un temperino. In questo modo, nel caso delle imitazioni di perle, piccole sfoglie di sostanza chimica si staccheranno dalla superficie.